giovedì 16 dicembre 2010

IL CUOCO MARCELLO E LA SINFONIA DELL'ARCOBALENO


















Marcello faceva il cuoco nelle cucine del palazzo reale, e cucinava piatti prelibatissimi per il re Anselmo e la regina Filomena. Sapeva fare gli gnocchi ai mille formaggi e la crostata di cioccolatatissima, che non era una normale crema di cacao, perché lui aveva una ricetta segreta e riusciva a preparare la cioccolata più buona di tutto il paese. Marcello era un cuoco in gamba, ma cucinare non era la sua sola passione. A lui piaceva tanto la musica, e a volte gli dispiaceva non aver mai imparato a suonare uno strumento. Nella sua cucina lo potevi trovare a rimestare nei pentoloni canticchiando un motivetto, anche se non era molto intonato.
Per la festa del cinquantesimo anniversario di matrimonio del re e della regina, preparò una cena prelibata per tutti i millesettecentoventidue ospiti presenti: crostini buoni-buoni con un pizzico di bontà, ravioli ripieni di meraviglia con salsa di noci e formaggissimo, pizza supergolosa con mozzarella ultrafilante e dolce al caramello bello-bello con una valanga di panna. Gli ospiti rimasero esterrefatti e parlarono di quella cena per i secoli a venire. Il re e la regina rimasero così entusiasti che regalarono a Marcello una pentola ricolma di monete d'oro. Gli dissero che non esisteva abbastanza oro per ripagarlo della loro gratitudine, anche perché l'oro vale meno di quello che si pensa, però gli augurarono che con il loro dono avrebbe esaudito i suoi desideri.
Così Marcello lasciò il palazzo reale e si comprò una bella casa in campagna, con un piccolo orto e un pozzo per attingere acqua pulita. Era un posto magnifico, tra le montagne e il mare, e vicino si trovava un'antica foresta abitata dagli gnomi. Gli gnomi erano gente a posto, anche se un poco stramba. Amavano inventarsi sempre qualcosa di nuovo, e a volte dalla finestra Marcello vedeva un lampo o sentiva uno scoppio provenire dal bosco, e sapeva che una delle loro invenzioni era andata male. Ogni primo del mese lui li invitava nella sua casa per una cena a base di prelibatezze, e ogni volta gli regalavano una delle loro bizzarre invenzioni. Della maggior parte di queste non sapeva cosa farsene, ma per non mancare di rispetto ai suoi ospiti, faceva finta di esserne entusiasta, per poi andarle a nascondere in cantina.
Ma un giorno Forg, lo gnomo più anziano della comunità, gli porse due strani oggetti a forma d'imbuto. - Sono sicuro che questa nostra invenzione vi piacerà un sacco. Si tratta di due registratori di suoni molto particolari. Sono in grado di percepire le sinfonie nascoste, quelle presenti in natura ma che l'orecchio non riesce a carpire, come il concerto dei cipressi, la ballata della luna, l'aria del crepuscolo, il madrigale delle nuvole, la tarantella della pioggerella, l'operetta del rigagnolo, il notturno delle stelle e la meravigliosa sinfonia dell'arcobaleno...
- La sinfonia dell'arcobaleno? - domandò incredulo Marcello.
- Ah, quella è la mia preferita! - ribatté il mastro gnomo.
Incuriosito da quella strana invenzione, ma anche un pochino scettico, Marcello uscì di casa una mattina che ancora il sole non si era alzato. Si arrampicò sulla collina vicina, e volgendo lo sguardo a oriente, attese impaziente l'alba. Con sé aveva i due imbuti, che puntò nella direzione in cui presto si sarebbe affacciato il sole. Attese, stringendosi addosso il cappotto perché faceva un po' freddo, fino a quando un primo raggio lo colpì in pieno viso; un vero spettacolo. Speriamo che questi aggeggi abbiano registrato tutto, pensò mentre ritornava indietro. E appena entrò in casa, sentendosi ispirato, andò in cucina a preparare una torta di mele dorate con stelle di zucchero argentato. In sottofondo mise la musica che i due imbuti avevano colto dal sole nascente; la canzone dell'alba. Che melodia meravigliosa, tutta per archi e cornamuse. Marcello rimase esterrefatto, e si augurò che presto venisse un bel temporale, e che il sole irrompesse sorridente regalandogli così l'arcobaleno più bello che mai si fosse visto.
Marcello il cuoco visse per tanti anni nella sua casa vicino alla foresta degli gnomi, e puntualmente all'inizio di ogni nuovo mese dava una festa insieme ai suoi piccoli amici. Registrò le canzoni più meravigliose che la natura compose durante gli anni della sua lunga vita, e a volte le suonava durante queste feste, e tutti gli gnomi ne godevano, e gli animali del bosco si avvicinavano per sentirle. Visse felice il cuoco Marcello, fino al suo novantatreesimo compleanno.
Quel giorno un uomo bussò alla sua porta. Era vestito di ombra e di vento, con due occhi rossi che bruciavano sotto il lungo cappuccio. Disse di chiamarsi Orog e di essere un viaggiatore di mondi. Marcello non sapeva cosa volesse dire, ma lo fece accomodare e gli offrii del tè con dei biscotti al miele appena sfornati. Orog spiegò che durante l'ultimo viaggio si era imbattuto in un mondo in declino, pieno di uomini infelici. Laggiù tutti correvano dietro a qualcosa, distruggendo tutto ciò che li si metteva davanti. Nessuno sembrava accorgersi che la ragione della loro infelicità era proprio tutto quel correre. Orog sperava che se avessero udito la sinfonia dell'arcobaleno, si sarebbero finalmente fermati. Questa era la ragione della sua visita; voleva gli imbuti magici degli gnomi, quelli che registravano tutte le melodie della natura, e con l'aiuto di questi forse avrebbe salvato quel mondo.
Marcello, piegato sulla sedia a dondolo, guardava pensieroso l'ombra ammantata di vento. - Prendi pure ciò che chiedi, mio ospite... ma prima rispondi a questa domanda; credi che questi uomini possano davvero accorgesi della bellezza, dopo aver passato tutta la vita ad ignorarla?
Orog guardò il vecchio. - Non lo so... ma questa è la loro ultima speranza.
Poi afferrò i due imbutì e sparì nella notte più buia.

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