Questa è la storia di un baco di nome Pierluigi, con tutti i problemi annessi dell'essere baco. Un baco in effetti è poco roba, ma a volte conta più la volontà che la stazza. Pierluigi, che molti chiamavano affettuosamente Pierlù, scorrazzava in su e in giù per il suo mondo, che non era un mondo grande e complesso come il nostro, ma che comunque pareva sconfinato per un esserino minuto come lui. Il baco Pierlù girava, e spesso si domandava perché era nato baco, domanda non da poco, tutto sommato... “Vorrei fare tante cose, ma sono solo un baco...”, diceva tra sé. La cosa non lo faceva stare male, però non riusciva a venirne a capo.
Un giorno arrivò davanti al castello di uno stregone, tra tutti il più famoso e temuto, perché è normale temere uno stregone. Gli stregoni conoscono tante cose, e chi sa troppo nasconde sempre qualche segreto, o almeno questo è quello che pensano i più. Ma Sulfio, il mago in questione, non era malvagio, era solamente un po' strano. Pierlù lo trovò che si sporgeva da una finestra, con la veste penzolante e il cappello tutto storto. “Vuoi vedere che adesso cade di sotto!” pensò il baco, e subito accorse in suo aiuto.
- Signor stregone, ma cosa sta facendo? Così rischia di sfracellarsi al suolo! - disse il baco, con una vocina piccina da baco. Sulfio, che era intento a fissare uno strano marchingegno tubolare che fuoriusciva da un buco sul tetto, guardò giù alla ricerca di colui che aveva parlato, e per poco non perse l'equilibrio.
- A chi appartiene questa vocina da baco? - domandò lo stregone.
- Ecco, lo sapevo che mi avrebbe riconosciuto anche dalla voce. Sono Pierluigi il baco, ma lei può chiamarmi Pierlù – rispose il baco, osservando meglio il marchingegno che dal tetto del castello spariva oltre le nuvole più sopra. - Che cosa sta montando? - chiese poi.
- È un nuovo dispositivo di mia invenzione. Serve a raccogliere la polvere di stelle... - spiegò il mago Sulfio, mentre finiva di avvitare un bullone che fissava saldamente al muro quello strano tubo.
- Polvere di stelle? - replicò il baco, che non ci capiva granché di astronomia.
- Proprio così. Dai, vieni dentro Pierlù che ti faccio vedere... - e detto ciò, lo stregone sparì oltre la finestra e in un batter d'occhio aprì la porta del castello. Pierluigi il baco rimase perplesso. - Come ha fatto ad aprire la porta così velocemente? - chiese, con la bocchina da baco ancora aperta.
- Beh, sono uno stregone dopotutto... - E quella frase spiegava molte cose.
Sulfio invitò il suo ospite nel laboratorio dove preparava le pozioni. Pierlù, essendo un baco, si muoveva piano strascicando le sue membra, ed ad ogni strascico qualcosa di quel mirabolante castello lo lasciava senza fiato. Mai aveva visto tante stranezze e meraviglie in una volta sola. Ma la cosa più stupefacente doveva ancora vederla.
- Eccola qua, la polvere di stelle! – annunciò lo stregone, indicando un mucchietto di sabbia finissima, così bianca e luccicante da abbagliarti. - All'altra estremità del tubo che ho costruito c'è un imbuto che la raccoglie. Certo, prima bisogna setacciarla... - spiegò, immergendo una mano nella sabbia e lasciandosela scivolare tra le sue dita nodose.
- Setacciarla? - domandò il baco, e si chiese se fosse una domanda stupida, ovvero una domanda da baco...
- Certamente. La polvere di stelle non è mai pura. Detto tra me e te, ci sono un sacco di schifezze nell'universo...
- Ma a che serve? - chiese allora il baco.
- Caro amico, devi sapere che la polvere di stelle è la sostanza più preziosa che esista al mondo. Un pizzico di questa polverina ti rimette sulla giusta strada, e a volte riesce anche ad esaudire i desideri.
- Dice davvero?
- Beh, stando ai miei calcoli...
- Vuol dire che non l'ha mai provata?
- No... Vedi, io sono uno che si accontenta di poco...
- Allora forse potrei...
- Provarla? Ma certo. Tira fuori la lingua... ne basta una puntina...
E allora lo stregone prese un cucchiaino e versò un pochino di polvere di stelle sulla lingua del baco Pierluigi, che immediatamente strizzò gli occhi perché non aveva mai assaggiato niente di più dolce. Il corpicino da baco fece uno scossone. Si sentì strano, gli girò il capo e per un momento pensò di essere stato avvelenato. Poi successe qualcosa di davvero bizzarro. Il suo corpicino da baco incominciò a crescere e a cambiare. Sentì dentro le sue carni molli da baco, formarsi delle ossa lunghe e robuste. A trasformazione ultimata, si guardò a uno specchio che occupava l'intera parete del laboratorio. Il baco Pierlù non riusciva a credere ai suoi occhi: era diventato un bambino.
- Ecco qua, ragazzo – disse lo stregone, porgendogli un sacchetto pieno di polvere bianca. - Adesso che sei un bambino, puoi andare nel mondo degli uomini a spolverare le loro zucche con un po' di questa, sperando che possa fare loro riflettere sui tanti sbagli che continuano a fare.
Poi lo specchio divenne una porta tra i due mondi e Pierluigi non-più-baco vi saltò dentro. Adesso sapeva il motivo per cui era nato baco.
- Signor stregone, ma cosa sta facendo? Così rischia di sfracellarsi al suolo! - disse il baco, con una vocina piccina da baco. Sulfio, che era intento a fissare uno strano marchingegno tubolare che fuoriusciva da un buco sul tetto, guardò giù alla ricerca di colui che aveva parlato, e per poco non perse l'equilibrio.
- A chi appartiene questa vocina da baco? - domandò lo stregone.
- Ecco, lo sapevo che mi avrebbe riconosciuto anche dalla voce. Sono Pierluigi il baco, ma lei può chiamarmi Pierlù – rispose il baco, osservando meglio il marchingegno che dal tetto del castello spariva oltre le nuvole più sopra. - Che cosa sta montando? - chiese poi.
- È un nuovo dispositivo di mia invenzione. Serve a raccogliere la polvere di stelle... - spiegò il mago Sulfio, mentre finiva di avvitare un bullone che fissava saldamente al muro quello strano tubo.
- Polvere di stelle? - replicò il baco, che non ci capiva granché di astronomia.
- Proprio così. Dai, vieni dentro Pierlù che ti faccio vedere... - e detto ciò, lo stregone sparì oltre la finestra e in un batter d'occhio aprì la porta del castello. Pierluigi il baco rimase perplesso. - Come ha fatto ad aprire la porta così velocemente? - chiese, con la bocchina da baco ancora aperta.
- Beh, sono uno stregone dopotutto... - E quella frase spiegava molte cose.
Sulfio invitò il suo ospite nel laboratorio dove preparava le pozioni. Pierlù, essendo un baco, si muoveva piano strascicando le sue membra, ed ad ogni strascico qualcosa di quel mirabolante castello lo lasciava senza fiato. Mai aveva visto tante stranezze e meraviglie in una volta sola. Ma la cosa più stupefacente doveva ancora vederla.
- Eccola qua, la polvere di stelle! – annunciò lo stregone, indicando un mucchietto di sabbia finissima, così bianca e luccicante da abbagliarti. - All'altra estremità del tubo che ho costruito c'è un imbuto che la raccoglie. Certo, prima bisogna setacciarla... - spiegò, immergendo una mano nella sabbia e lasciandosela scivolare tra le sue dita nodose.
- Setacciarla? - domandò il baco, e si chiese se fosse una domanda stupida, ovvero una domanda da baco...
- Certamente. La polvere di stelle non è mai pura. Detto tra me e te, ci sono un sacco di schifezze nell'universo...
- Ma a che serve? - chiese allora il baco.
- Caro amico, devi sapere che la polvere di stelle è la sostanza più preziosa che esista al mondo. Un pizzico di questa polverina ti rimette sulla giusta strada, e a volte riesce anche ad esaudire i desideri.
- Dice davvero?
- Beh, stando ai miei calcoli...
- Vuol dire che non l'ha mai provata?
- No... Vedi, io sono uno che si accontenta di poco...
- Allora forse potrei...
- Provarla? Ma certo. Tira fuori la lingua... ne basta una puntina...
E allora lo stregone prese un cucchiaino e versò un pochino di polvere di stelle sulla lingua del baco Pierluigi, che immediatamente strizzò gli occhi perché non aveva mai assaggiato niente di più dolce. Il corpicino da baco fece uno scossone. Si sentì strano, gli girò il capo e per un momento pensò di essere stato avvelenato. Poi successe qualcosa di davvero bizzarro. Il suo corpicino da baco incominciò a crescere e a cambiare. Sentì dentro le sue carni molli da baco, formarsi delle ossa lunghe e robuste. A trasformazione ultimata, si guardò a uno specchio che occupava l'intera parete del laboratorio. Il baco Pierlù non riusciva a credere ai suoi occhi: era diventato un bambino.
- Ecco qua, ragazzo – disse lo stregone, porgendogli un sacchetto pieno di polvere bianca. - Adesso che sei un bambino, puoi andare nel mondo degli uomini a spolverare le loro zucche con un po' di questa, sperando che possa fare loro riflettere sui tanti sbagli che continuano a fare.
Poi lo specchio divenne una porta tra i due mondi e Pierluigi non-più-baco vi saltò dentro. Adesso sapeva il motivo per cui era nato baco.
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